Il BACCHIGLIONE BEAT


BACCHIGLIONE BEAT” 

La scintilla che fece scoccare l’esplosione della musica beat a livello mondlale, è risaputo, nacque nella prima metà degli anni sessanta in quel di Liverpool dove, tra le sponde del fiume Mersey che attraversa la città, una moltitudine di complessini vide la luce in tempi brevissimi; se i Beatles ne furono l’icona irraggiungibile, non bisogna dimenticare che gruppi come Rory Storm & The Hurricanes, Gerry & The Pacemakers, Billy J. Kramer & The Dacotas, The Searchers e tantissimi altri, diedero vita ad un vero e proprio movimento denominato dapprima “Liverpool Sound” e poi, con la nascita di un’omonima rivista locale: “Mersey Beat’’ in onore di quel fiume che scorreva tranquillo e che sembrava tenere per mano quei giovani ubriachi di musica beat.

Nel nostro paese un fatto analogo si verificò quasi in contemporanea: a Padova, attraversata dal fiume Bacchiglione, nacquero per incanto una serie di gruppi che crearono anch’essi un movimento inconscio ma sicuramente tangibile; fu consequenziale ricondurre questo avvenimento denominato per l’appunto “Bacchiglione Beat” a quello di Liverpool, il “Mersey Beat”. Il fermento a Padova era evidente ancor prima della consacrazione del Beat a livello mondiale; nei primissimi anni 60 (cimentandosi nelle balere), già gruppi come Gildo Fattori e gli Strangers (nei quali militava Paolo Giuffrida, poi bassista dei Ragazzi dai Capelli Verdi), i Vanguards (poi diventati Delfini), i Condors (nulla in comune con gli omonimi di Verona) poi trasformati in Craaash (che accompagnarono per diverso tempo Pino Donaggio) e molti altri, presero lo scettro musicale in mano per dar vita a qualcosa di incredibile.



Tra l’altro Padova a livello discografico non era certamente Roma né tanto meno Milano, città in cui pullulavano piccole, medie e grandi etichette discografiche: questo fu un vero peccato, poiché alcuni gruppi degnissimi non riuscirono ad emergere definitivamente. Per ricordarli ecco qualche nome: I Pony Box, Gli Indifferenti, I Vortici, Dassimo e tantissimi altri, tra i quali I Solitari un gruppo dalle notevoli e spiccate qualità che purtroppo non riuscì mai a lasciare una testimonianza su vinile. Con la definitiva consacrazione del beat, altri gruppi si unirono a questi pionieri, alcuni dei quali erano rimescolanze di altri complessini; ecco quindi nascere I Diapason, I Royals, I De!fini e I Ranger Sound che, nello spazio di un singolo inciso, divennero I Ragazzi dai Capelli Verdi, uno dei gruppi più mitizzati del panorama beat italiano. Ci soffermeremo sui due gruppi più significativi di Padova: I Delfini e I Ranger Sound/Ragazzi dai Capelli Verdi. A livello puramente discografico è risaputo (e confermata da inconfutabili e molteplici prove su vinile) che I Delfini siano stati in assoluto il gruppo più famoso dell’intero movimento padovano. La loro musica riconduce a sonorità tipiche del Mersey-Beat con l’aggiunta indispensabile e spontanea di un certo sound tipicamente italiano, la capillarità dei vocalismi e il gusto estetico per la melodia si intrecciano magnificamente per dar vita ad un sound che racchiude momenti di grande splendore. 



Con la recente uscita del CD antologico “La Storia’’ edito Mellow Records anche i Ragazzi dai Capelli Verdi (The Ranger Sound) hanno la gloria che meritano; capeggiati da un front man dalle incredibili risorse, quel Franco Serena in possesso di altissime qualità acrobatiche a livello canoro, I Ragazzi dai Capelli Verdi possono essere considerati gli ultirni virgulti del movimento, ultimi come nascita ma sicuramente tra i prlmi a livello qualitativo; in loro, nella loro musica e nelle loro canzoni, aleggia sempre una vocazione innata per le sonorità dalle tinte forti, riconducibili a gruppi abrasivi d’oltremanica che rispondono a i nomi di Them, Kinks, Who e Pretty Things. Il motivo di questa differenza ha due motivazioni ben distinte: la personalità e l’approccio diretto con il background musicale di Franco Serena, che era molto vicino musicalmente ai suddetti gruppi e al fatto che, contrariamente ai complessi della prima ora di Padova, i quali avevano arricchito le proprie esperinze attraverso fittissime serate nelle balere, questi erano nati sull’onda delle sonorità distorte più vicine agli Yardbirds, per intenderci, che non agli stessi Beatles.



A questo proposito ed anche per rimarcare per l’ennesima volta quanto era enorme la differenza culturale a livello musicale tra l’inghilterra ed il nostro paese, basta osservare lo svolgersi della storia: gli Yardbirds divennero
per passaggio naturale i Led Zeppelin, ebbero cioè la possibilità di continuare l’interessante discorso che avevano intrapreso sviluppandolo, in Italia purtroppo i Ragazzi dai Capelli Verdi, non poterono usufruire delle
stesse attenzioni deI mondo discografico: quando nascevano gli Zeppelin in terra d’Albione, nel nostro paese le Major erano invece indirizzate, al contrario a favorire complessi dalla facile melodia e voci bene impostate che rimarcassero l’antica tradizione italiana. I Ragazzi dai Capelli Verdi furono quindi spazzati via, nell’impossibilità di veder crescere e sviluppare il loro discorso musicale; lo stesso Franco Serena pagò forse più di tutti, in quanto per lui che aveva quelle qualità vocali che avrebbero fatto la fortuna di un ragazzo inglese, si vide sbarrate le porte del successo, nonostante la sua classe interpretativa ed una qualità lirica a livello di testi che ha del sorprendente.

Questa, in sintesi, la piccola storia del movimento “Bacchiglione Beat” targato anni sessanta. 

di Claudio Scarpa


Sito: http://queenrecords.nlz.it
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